martedì 20 febbraio 2007

La storia siamo noi, siamo noi padri e figli...


Suona suona suona De Gregori.
Ho passato il giorno degli innamorati con un paio di amici, quelli storici. Quelli che non ti ricordi come hai conosciuto perché sei sicuro che in realtà ci siano sempre stati.
Sei gomiti e tre lattine di birra sul tavolo di noce, in una stanza bianca. Al riparo dalla pioggia e dalle amenità sanvalentiniache. Non dall’erosione del tempo.

Siamo tre ragazzi coetanei, amici di una vita, che scherzano nella casa di uno di noi. Quella stessa casa che, pochi giorni dopo, ospiterà la sua famiglia: sua moglie e la loro splendida bimba di quattro mesi.

La malinconia è stata tanta.

Ieri sera siamo tornati in quella casa, questa volta abitata dai pianti della piccola e dai capelli bagnati della mamma. Ho accettato la birra che mi è stata offerta e i pop-corn e fatto le linguacce e preso in giro e letto le istruzioni del termostato e chiesto lumi sulla nuova cucina mondoconvenienza e...

La malinconia ha lasciato il posto ad una famiglia in divenire, che inizia ad affrontare una vita che ha scelto al posto suo. E in fondo lo spettacolo della vita, pure agli occhi di questo cuore avvizzito, resta sempre qualcosa cui val la pena di assistere.
Sorridendo.
Sorridendo.
Sorridendo.

PS: Oggi ho ripreso il sax. Che poi è il melancholic mood in cui si reincarna la mia fenice...

sabato 17 febbraio 2007

Ad Ainda ciò che è di Cesare !

Signore e signori,
ladies & gentleman (sempre un occhio di riguardo per gli anglofoni),
madonne e messeri (un occhio di riguardo anche per gli anglofobi, mi sembra ragionevole),

La Piccola Bottega è oggi lieta, ma che dico lieta, lietissima di annunciare (non senza qualche giorno di accademico ritardo…) la conclusione della prima tranche di studi universitari della signorina

AINDA

(APPLAUSE)

avvenuta in data 13 febbraio AD 2007 con il massimo dei voti non solo possibili ma anche immaginabili: 110 e triplice lode carpiata con doppio dittongo rovesciato.

(APPLAUSE)

Alcune parole per l’occasione (e non d’occasione…):
CHI avrebbe mai potuto pensare che quella bambina dai boccoli d’oro che faceva il bagno nelle pugliesi acque, una Shirley Temple Magliese, sarebbe un giorno diventata una DOTTORESSA in grado di addentrarsi nei meandri di antiqui cartaggi con la destrezza di un’Indiana Jones?
CHI avrebbe mai potuto sospettare che dietro le mentite spoglie di un’Ainda blogger cibernetica si celasse un’italianista in grado di scrivere un’intera tesi di laurea con una sola piuma d’oca intinta nel sangue di chisoio (non faccio nomi perché ho già una denuncia pendente…)?
CHI avrebbe mai potuto immaginare che un’adepta della setta del dio guineano dei funghi sottoboschivi Ianex (ops, m’è scappato un nome) sarebbe mai riuscita ad emanciparsi dal di lui pensiero il tempo necessario alla stesura della tesi?
CHI avrebbe mai potuto puffare che un donnino così minuto potesse contenere al suo interno una tale quantità di sapienza da far esclamare alla commissione esaminatrice: «Poffarbacco gentil pulzella, ma lei sfiora l’onniscenza! Nel declamarla Dottoressa noi la consacriamo alla gloria degli altari universitari, qui e ora, senza manco processo di canonizzazione!»(sic, giuro!)?

Bene, signori e signore, la risposta la conosciamo tutti: tutti.
Appunto.

Ordunque non mi rest’altro daffare che porgere nuovamente i miei congratuli alla letterata, augurandole un prosieguo del cammino che sia piacevole numquam interessante. Pieno di incartapecoriti carteggi e, possibilmente, di aitanti e piacenti letterati (e qui chi ha orecchie per intender…in tenda. Gli altri fuori.), come si conviene ad una neo DOTTORESSA.

La Piccola Bottega, con tutti i suoi scaffali, esulta e saluta.

venerdì 16 febbraio 2007

Alla malinconia

Nel vino e negli amici ti ho sfuggita,
poiché dei tuoi occhi avevo orrore,
io figlio tuo infedele ti obliai
in braccia amanti, nell’onda del fragore.

Ma tu mi accompagnavi silenziosa,
eri nel vino ch’io bevvi sconsolato,
eri nell’ansia delle mie notti d’amore
perfino nello scherno con cui ti ho dileggiata.

Ora conforti tu le membra mie spossate,
hai accolto sul tuo grembo la mia testa
ora che dai miei viaggi son tornato:
giacchè ogni mio vagare era un venire a te.

H. Hesse

Perchè in alcuni momenti ti chiedi da che parte stia quel sentimento che ti accoglie nel letto e ti tormenta giocando con i tuoi pensieri. Quel sentimento che non ti fa dormire e che odi ma di cui non sai fare a meno.
Perchè da sempre hai coltivato l'inconscia consapevolezza che sia la malinconia a custodire fra i suoi seni le chiavi del Senso di tutto.

domenica 4 febbraio 2007

Ringraziamenti

Volevo ringraziare ufficialmente il Padre Eterno per aver commissionato a Mozart il Requiem in Re minore.
Non avrebbe potuto trovare modo migliore di dimostrare la sua esistenza.

La rabbia giovane

Ok, non sono un grande artista. Ho abbastanza pudore da affermare di non utilizzare i colori per incompetenza. Anzi, ho abbastanza pudore da non definirmi artista.
Nel frattempo disegno. Le mie matite percorrono per ore i fogli bianchi in ogni direzione e producono figure. Maschili o femminili. Adoro l’umanità.

Capita una mostra di artisti del mio paese. A Piazza del Popolo, nella Grande Città. Non vorrei neppure partecipare, non mi ritengo all’altezza, ma in qualche modo ci sono costretto e ho appena cinque giorni per decidere le opere da mandare.

Opto per un pacifico ritratto di mio nonno, nel quale le rughe circondano lo sguardo limpido che lo distingueva, e un parziale nudo di donna.

Apriti cielo.

Sono l’unico di cinquanta (50) artisti ad avere l’irriverente audacia di mostrare una tetta munita – udite udite – di relativo capezzolo.
Mio padre impallidito.
- Ma che vorresti mandà questo? Ma che sei matto? Ma no su… è troppo…… (pausa di venti secondi)… troppo… povero, ecco. Troppo povero.
Il mio vecchio maestro di quand’ero bambino tira fuori il disegno dalla busta e, intravedendo il capezzolo (sempre lui), tenendo il disegno a rovescio (giuro), pronuncia a mezza bocca…
- poverina… questo…
Non do corda a nessuno. Liquido tutti con un “fate vobis” che per me equivale ad un “andate a fare in culo”.

QUI, IN 6 RIGHE CIRCA, SPIEGO I MOTIVI CHE SOSTENGONO LA MIA OPERA DAL TITOLO “LIGHT”.
È verticale. Il foglio è scandito in terzi da una modella giapponese sdraiata da sinistra verso destra e tagliata sotto il seno. Alle sue spalle il buio, sotto di essa il bianco accecante e limpido.
Sembra che riposi in seno alla purezza, al candore, lasciandosi alle spalle uno sfondo torbido.
Sembra che, sospesa a mezz’aria, galleggi sostenuta solamente dalla luce.
Questo il motivo del titolo:
Light è luce e leggerezza al contempo.
A questo pensavo mentre la tiravo via dal mondo delle idee.

Ma a bigottolandia naturalmente questo è tutto ciò che non è. Nel paese in cui cinquanta (50) artisti eseguono solo paesaggi e madonne, santi e chiese, il mio piccolo disegno è pornografia allo stato brado. E un capezzolo può obiettivamente essere pietra di scandalo.
Intendiamoci: io artisticamente sono meno di zero. E siamo tutti d’accordo. Ma per tutto ciò che volevo affermare con la mia operina e per tutto il lavoro che c’è dietro, penso di meritare almeno il rispetto di una critica costruttiva che non si fermi alla parziale nudità.
Mi sarei accontentato di una critica svolta a disegno osservato per dritto.

Baudrillard dice:«
è il barocco che ha inventato la derisione trionfale dello stucco, fissando il dileguamento del religioso nell'orgasmo delle statue
Il religioso si dilegua ma intanto, in questo posto dimenticato da Dio, si aggrappa ai suoi pittori perchè ne mantengano l'apparente salute dipingendola in settecenteschi santini.
Tanto per cambiare, io non ci sto.