domenica 28 febbraio 2010

Dannazione

Io non appartengo a niente, figuriamoci all'amore
il mio amore è solamente quello che ti do.
A volte cresce il mio bisogno d'inventare
ma come faccio a tirar fuori quello che non ho?

Un'emozione non so che cosa sia
ma ho imparato che va buttata via.
Dolce prudenza, ti prego, resta ancora con me
da tanto tempo non soffro grazie a te.


(...)

"Un'emozione", Gaber

Dannato bisogno di inventare, dannata assenza, dannata aridità, dannata disillusione, dannata prudenza, dannata pulizia del sentire, dannato romanticismo, dannato contatto fisico, dannate effusioni, dannata stima, dannata volontà, dannato torpore, dannato paese, dannata città, dannata sofferenza, dannati fidanzati, dannati baci, dannata cavalleria, dannata insicurezza, dannato cuore, dannata confusione, dannata sicurezza, dannata interpretazione, dannata paura, dannata solitudine, dannata battaglia dei sessi, dannato scorrere di giorni, dannato dannare quel che dovrebbe esser normale...

domenica 14 febbraio 2010

Piccola favola di San Valentino

All’inizio sembra simpatico. Un buffo vecchietto ciociaro, con il riportino e le orecchie a sventola, che porta in visita al monastero due attempate signore polacche. Le quali, per motivi che ignoro, comprendono più il suo chiassoso dialetto che il mio grigio italiano. Almeno sono molto cordiali, le due signore, e molto sobrie. Lui no. Entra di prepotenza sulla quarta parola di ogni mio discorso per dimostrare conoscenze che non ha, ma che io fingo di condividere. Ho dovuto nominarlo vice Cicerone per farlo stare buono. La sua mano sinistra è continuamente impegnata a scattare fotografie, puntualmente commentate da ampie espressioni della faccia. La sua mano destra è invece meno enfatica, forse perché è di plastica. È una visita guidata estremamente lunga.
Riesco a condurli all’uscita dopo una ventina di minuti e le signore mi salutano spiegandomi qualcosa sulla prima volta che hanno visto San Pietro. Dall’espressione non capisco se si riferiscono alla basilica o al santo in persona. Il vecchietto invece si ferma davanti a me e ride.

- Giuvannotto, ma che sei ‘namurato? che la tieni la moglie?
- No, San Giuseppe non me la vuole far incontrare…
Bisogna sempre stare al gioco.
- Ah, San Giuseppe nun cullabbora?
Ride.
- Vedi invece io? Due ce ne ho di mogli! È una bellezza figlu meu… una bellezza! Me porto appresso du’ signore, manco una!
- Ecco, ora ho capito perché a me non m’è toccata…
Ridono loro, ride lui, rido io. Poi si fa serio e mi da la mano, la sinistra sempre.
- Ma io tengo ottantuno anni…
E ricomincia a ridere. Tutti e tre se ne vanno augurandomi un buon avvenire e una buona moglie. Io chiudo la porta, mi giro, guardo San Valentino e gli punto il mio pugno chiuso.
- Vescovo, semmai dovessi arrivare in paradiso cerca di nasconderti bene…
San Valentino allarga le braccia.
Stupida festa degli innamorati.