mercoledì 31 ottobre 2007

Il mio credo

La vita è un’opera buffa. Alcuni ragazzi del progetto movie si sono riorganizzati e mi hanno chiesto di guidarli ancora verso una nuova rotta. Si sono aggiunti nuovi marinai, fra cui un timoniere che mi pare sveglio (dice di aver già scritto e pubblicato un romanzo a 18 anni…mah…). Altri ultimamente mi hanno raccontato quello che fanno. Qualcuno mi ha raccontato delle mille ragazze possedute e altre dei lavoretti estivi. Qualcuno si droga. Non canne, coca. A diciassette anni.
Ho chiesto anche a loro di ripartire con noi. Di sostituire per un po’ la roba con il “cinema”.

Questa volta parto (o almeno spero!) senza vincoli né bandiere. Niente politicanti e niente assistenti sociali. Niente soldi per me e niente premi per loro. Io e i ragazzi, che sono molti più di prima. La mia videocamera e le loro idee. E soprattutto la fiducia e la speranza di riuscire a enfatizzare i loro talenti, di qualunque natura siano.

L’altra notte, mentre tornavo a casa in macchina, ho avuto un lampo nella testa. Mi sono reso conto che questa potrebbe essere la mia vocazione. Una scuola, laica e apolitica, multidisciplinare e gratuita, in cui si ascoltano i ragazzi. In cui si dà loro fiducia. In cui magari si possa dar luce alle loro passioni.
Perché il loro mondo non finisca in una bottiglia di Jack con contorno di coca già dai sedici anni, come qualcuno mi ha raccontato...

lunedì 22 ottobre 2007

Stupido idiota di un architetto...

Rapido aggiornamento di una delle storie buffe offerte dal qui presente bottegaio: ricordate (si, lo so, è una domanda retorica) la stanza ritrovata in una botola del castello, quella con le iscrizioni dei prigionieri del ‘600?
Bene, ho l’epilogo.
Dopo aver affrontato settimane di discussioni una mia amica laureata in archeologia ha ottenuto il permesso di studiare quelle iscrizioni e quei disegni, e mi ha chiesto di accompagnarla per fare l’inventario fotografico. Beh, vi avevo detto che la botola era all’interno del cantiere di un futuro museo, vero? Ecco.

Provate ad immaginare la mia espressione davanti alla famosa botola che oggi giace perfettamente sigillata da una gittata di cemento.

Alcuni mi hanno criticato per quella scoperta “poco scientifica”. Ad altri ho dovuto chiedere scusa. “Ben, questa te l’ho fatta passare come una ragazzata”.
Se non avessi fatto quella “ragazzata” nessuno al mondo avrebbe mai conosciuto il segreto di quella stanza.
E comunque sono stato l’ultimo uomo a conoscere il dolore e la paura di quei carcerati.
L’ultimo a conoscere il segreto di una stanza che riposa nel suo oscuro silenzio.
Da oggi e per sempre.

Requiem aeterna.

martedì 16 ottobre 2007

Frame n°4


Nella metro parigina resto impigliato nelle ciglia blu di una signora.
Si muovono al ritmo degli occhi voraci
che percorrono le pagine di un catalogo di vini stanco
di narrarle le magie delle novelle uve di borgogna.

Frame n°3



Una delle cose che vorrei spiegare
è lo stupore
nascosto nelle rampe notturne di Montmartre.
Nascosto in un’arena colma di ragazzi tres française.
Nascosto nella voce incantevole di una giovane bambola
e delle note che state ascoltando…

domenica 14 ottobre 2007

La vita, la morte, la politica, l'amore, la storia, ...


S
olo due righe. Solo due righe per raccomandarvi un film che ho appena finito di rivedere.
Perché sono in grado di chiamare per nome tutti i film che mi fanno piangere, in effetti si contano sulle dita di una mano.
Trovate il modo di vedere, se non l'avete ancora fatto, "
Le invasioni barbariche" di Denys Arcand.

mercoledì 10 ottobre 2007

Frame n°2


Rue de la Bidassoa 50 è il nome di un palazzo del 1913.

Conoscendo la combinazione si può entrare in quel ventre

che sa di legno, curry, usura, cumino,

cigolii, zenzero e cannella. Di calore e colore.

Frame n°1


Nel quartiere di Belleville c’è un barbiere algerino.

In realtà ci sono almeno una dozzina di barbieri algerini.

Ma solo uno di essi possiede, sopra l’insegna, un bambino che soffia le sue bolle di sapone.

Sotto i panni stesi di quella finestra gli uomini discutono di cose da uomini.

mercoledì 3 ottobre 2007

Esmeralda e il Gobbo...


Mi sembrava il modo migliore per celebrare questa settimana, Bimbainda...

A presto,
Ben

Riaperto per ferie!

Uff, ho la bottega piena di roba ammucchiata… apro la porta e debbo farmi largo fra gli scatoloni. Qualcuno cade in un tonfo sordo. Altri restano in bilico, indecisi sul da farsi.
Allora facciamo ordine: in questo scatolone... Ah, si! Qui ci avevo lasciato la serata finale del progetto movie… la proiezione dei cortometraggi in piazza e l’entusiasmo dei ragazzi che per la prima volta si vedevano recitare. In mezzo al polistirolo l’emozione del salire sul palco acclamato dai ragazzi come una star (fortunata). Sotto i riflettori l’orgoglio con cui li ho ringraziati e con il quale li ho esortati a non smettere mai di avere cose da dire…
Lo scatolone poggia su uno molto molto grosso. Che Ainda conosce molto molto bene.
Parigi e le strade di Francia.
Chi come me è convinto che la meta del viaggio sia il viaggio stesso, capirà il motivo per cui siamo andati a Parigi in macchina. Abbiamo tagliato la Francia come un coltello, in verticale, prima di piantare la lama nel corpo più vivo di Parigi, quella Belleville calderone di etnie e religioni che da un paio di settimane ospita anche la nostra Ainda. Coraggio Bimba. Ricorda sempre che la vita appartiene solo a te e che l’unico modo per non averne paura e salire sul cassero e prenderne saldamente il timone.
Alla mia destra gli ultimi tre pacchetti. Sono piuttosto piccoli e contengono gli ultimi folli giorni della mia odissea, quelli da Ainda in poi per intenderci.
Nel primo c’è un viaggio di ritorno in solitario che ha dell’epico. Esagero? Provate voi a trovarvi su un valico alpino chiuso, completamente solo in mezzo ad un gregge di pecore mentre infuria una bufera di neve… per fortuna queste cose mi esaltano…
Nel secondo c’è l’arrivo a Verona, da amici dottorandi. Ci sono passeggiate notturne e diurne per la città, spritz (che non reggo) prima di cena e costole di balena che non cadono al mio passaggio. Ci sono anche ragazzi che non conoscevo e che vengono dal Portogallo e da Asti e che avrebbero molto da raccontare… se solo avessi la forza di sostenere le loro parole dopo il viaggio!
Ultima scatola: Lucca. Lucca che mi accoglie nel suo ventre materno. Lucca che deve aiutarmi a salvare una casa antica. Lucca della memoria e Lucca del cuore. Perché alla fine si torna sempre in seno a quelle mura.

Ok. Diciamo che una organizzata alla faccenda l’ho data. E magari anche una spiegazione alla mia latitanza. Dopo 3.484 chilometri percorsi sono di nuovo davanti al mio computer. No, in realtà sono davanti ad un altro pc perché in mia assenza mio fratello ha avuto la brillante idea di distruggere il mio… Comunque sono a casa. Con la testa che gira perché – come si sarà notato – avrei un milione di chilometri, di facce, di sensazioni da raccontarvi. Devo solo capire come, senza annoiarvi.

E allora,
come dicono i parigini educati,

A bientot, mes amis!