Il viaggio immaginato
Viaggiare mi faceva bene come respirare.
Perché mentre scorrevano l'acciaio e l'odore di catrame, il mio sguardo cercava le finestre delle città. E le città erano tante, e tante le finestre che si affacciavano sulla mia corsa.
Ho immaginato centinaia, migliaia di vite diverse e tutte uguali, ho provato ad interpretare le espressioni di chi aspettava sulle banchine di provincia e indagato i problemi dell'uomo.
I nostri problemi sono piccoli se pensiamo al flusso dei problemi in cui siamo immersi: l'uomo affronta la vita in ogni angolo di mondo e non esiste una gerarchia di problemi.
Le finestre. Le finestre, sì. Le finestre mi aiutavano a ricordarmi che non sono nulla, un battito di ciglia appena accennato da un Dio distratto.
Questo mi rilassa.
E mi riposa.
Il viaggio, in fondo, è sempre lì che mi aspetta.