Il cappotto - Una metafora postmoderna
Vi è mai capitato di innamorarvi a prima vista? No, scusate, stavo parlando di abbigliamento. Vi è mai capitato di vedere in una vetrina un maglione o una gonna e pensare «Fermi tutti! Quello c’ha scritto il mio nome sulla stampella!»
A me è successo un paio di settimane fa con un cappotto. Nero.
Devo premettere alcune cose: io odio i saldi e odio comprarmi vestiti. Però dicono sia un male necessario. Lo dice soprattutto tua madre se possiedi un cappotto vecchio e logoro che indossi ogni giorno di inverno da almeno otto anni.
E dunque in tempo di saldi mi sono avventurato nel centrocommercialepiùgranded’Europa (così dicono) alla ricerca di un degno erede del mio cappotto.
Dopo almeno 76 vetrine lo vedo: nero, avvitato, corto. 69.9 Euro. Quel cappotto ha Benjamin scritto sulla gruccia!
Entro con l’amico che incautamente si era offerto di accompagnarmi e me lo provo. Un guanto. Piccolo? No, non mi sembra. Mi guardo allo specchio: sembro un altro. Azzo che figo… mi guardo intorno furtivamente e faccio con nonchalance un paio di piroette davanti allo specchio. Si si, è lui, lo riconosco! Acrilico? Manco tanto. Quasi tutta lana. Meglio così, la plastica fa sudare. Piccolo? No, non mi sembra. Ho anche il maglione spesso sotto, se mi sta così mi sta con tutto.
Arriva la signorina. Taaaanto caruccia. Mi dice che secondo lei mi sta proprio bene. Sorrido. So’ troppo figo co’ ‘sto cappotto. Graziano annuisce. Chiedo a entrambi se lo trovano piccolo. Due coppie di occhi mi guardano attentamente e poi due bocche con gli angoli in giù mi rispondono di no. Che non sembra grande.
È fatta. È mio. Cappotto grigio, vecchio e logoro stai per andare in pensione!
Esco con il sacchetto di cartone che danno solo a quelli che acquistano cose troppo… troppo giuste per stare nel nylon. Mi sento già più bello, mi sento già… nuovo! Nuovo, si, mi sento nuovo! Che bello, non pensavo che sarei mai riuscito a sostituire il vecchio topone che mi riparava in inverno! La gente mi guarderà con occhi nuovi, gli amici mi chiederanno dove, come, quando… un cappotto nuovo è un po’ una rinascita, un voltar pagina. E questo mi descrive bene.
Perché l’abito non fa il monaco. Ma il cappotto…
Arrivo a casa.
- Mamma! Ho comprato il cappotto nuovo!
- Dio sia lodato! Non ti ci potevo più vedere con quel coso…
- Ecco qua! Eh? Come mi sta? Eh?
- …
- Oh? Beh?
- Ma non è… piccolo?
- A Mà, ma che stai a dì?
- Boh. A me sembra piccolo.
- So’ io che so’ piccolo… mica me potevo compra’ ‘na 48…
- Ma perché, quanto è?
- 44
- 44?
- Eh…
Mia madre scuote la testa. Arrivano le mie sorelle.
- Carino si. Pare un po’… ma che è da femmina? No. Ah no, è che…
- Non è un po’ piccolo?
- Ancora? Che palle…
- Guarda che, secondo me, lì sotto il vestito non ti ci entra mica…
- Ma và, me lo so’ provato col maglione!
- E provatèlo…
Metto il vestito. Giacca e cravatta. Nel frattempo rientra pure mio padre e mio fratello.
- A Ben, ma che sei scemo? Manco un cappotto te sai comprà?
- Guarda che sto bene, mica tirano i bottoni!
- Eh, ho capito… ma è proprio risicato risicato…
Ma come? La commessa… Graziano… che fossero tutti impazziti? E io? A me sembra che sto bene, mi pare proprio… io mi ci sento bene! E infatti non ci hanno capito niente… io me lo tengo! Certo che… certo che se in cinque hanno reagito così… magari… boh, forse hanno ragione loro. Magari lo dovrei cambiare… ma non c’erano altre taglie, cavolo! E allora? Che sia veramente così risicato? Certo, mica mi va di far ridere la gente… mica mi metto a fare il pagliaccio in giro, io…
Ho riportato il cappotto al negozio. L’ho cambiato con delle felpe tribali per mio fratello. Sono uscito senza aver voglia di guardare nessun’altra vetrina. No no… forse è destino… l’anno prossimo sarà il nono inverno per il mio vecchio, logoro cappotto grigio. Dovrò ricucire gli strappi della federa, l’anno prossimo.
La gente non capisce niente.
Piccolo? Io ci stavo proprio bene con quel cappotto nero.
44.