lunedì 20 luglio 2009

Ceci c'est pas amour

Li guardo.
Danzano.
Ondeggiano occhi negli occhi.
La musica scorre sotto i loro piedi banale, insulsa e ruffiana.
Danzano.
Si dicono “ti amo” con gli sguardi.
Sono raggianti.
Belli.
Come le statuine sulle torte nuziali.

Io sono un inadeguato.
Io credo che non mi sposerò mai.
Io credo che non mi sposerò mai perché non riesco a non essere coerente.
Io credo che non mi sposerò mai perché non riesco a non essere coerente, e pertanto proprio non riesco a convincermi che l’amore non sia tutta una faccenda culturale.
Lo so.
Dieci anni di matrimoni mi hanno reso cinico e – forse – baro.
Però è così.

Gaber disse una volta: «Io, per me, ogni volta che dico ad una donna “ti amo”, non so mai se è vero, e quanto. Certo, il delirio di mentire e credere è una cosa che si prende così… come il raffreddore. Questo non vorrebbe dire. Quello che per me conta è sapere quanto si finge e quanto si fa sul serio. Perché è proprio da lì, da questa pulizia del sentire, che si può trovare il coraggio di ridare un’occhiata al mondo.»
Gaber si sposò giovanissimo, in chiesa per giunta, e visse tutta la vita amando una sola donna. Forse la sola ad aver accettato un uomo che aveva un così alto rispetto per la parola amore da non saperla pronunciare senza tremare, senza provare quella vertigine, quella paura che il suo sentire più pulito fosse insufficiente ad esprimere un “ti amo”.

E allora si va, ancora si viaggia.
Cercando una donna impossibile, in grado di accettare un sentimento che forse non esiste.

domenica 12 luglio 2009

Angeli & demoni

- Daniele, a mamma, dai un bacio alla zia! Non lo vedi com’è bella la zia col vestito da sposa? Dai un bacio alla zia!
- No.
- Dai Daniele… perché fai così adesso, eh? Su, dai un bacetto alla zia così il fotografo ti fa una foto!
- No, no e no. Oh.
Imprigionato in un micro tight bianco tappato da un cappello a cilindro di raso, Daniele è un bambino davvero molto incazzato. E deciso ad una ferma resistenza.
- Ma dai Daniele… ma perché non vuoi darmi un bacetto? Guarda che zia ci rimane male…
Resisti Daniele, resisti.
- Vabbè. Danié, se non dai il bacetto a zia mamma non ti dà l’ovetto kinder. Chiaro?
Non cedere Daniele! Stanno bluffando! Non hanno nessun ovetto… non fare quella faccia, non cedere! Stanno cercando di comprarti!
- HO. DETTO. NO!
Grande Daniele! Nessun bambino aveva mai resistito con tanto orgoglio alla corruzione mezzo ovetto kinder!
- Ma guarda tu che impunito! Guarda Giacomo, guarda Giacomo invece… Giacomo, dai un bacetto a zia! Ecco, lo vedi? Ecco… ooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh… che beeello Giacomo che dà il bacetto alla zia!
Anche Giacomo indossa lo stesso micro tight bianco tappato dal medesimo cappello a cilindro di raso. Ma Giacomo è irrimediabilmente biondo. E quel tight sembra gli sia cucito addosso. Ed è silenzioso Giacomo. Silenzioso e ubbidiente. Un bellissimo, biondissimo, pallosissimo bravo bambino che nelle foto sembrerà un angelo. In tight. Bianco.
Mentre Daniele ha resistito, serrato nelle sue braccia conserte raccolte sotto il mento.


Nella foto di gruppo che riunisce l’esercito di bianchi paggetti e rosa paggette, gli sposi sorridono contenti ai piedi dell’altare, mentre si lasciano abbagliare dal flash. I bambini smarriti cercano con lo sguardo mamme e papà. Solo uno, con un sorriso beffardo, non si lascia cogliere impreparato dal lampo.
Nella foto di gruppo del matrimonio, in un vortice di tulle e raso, ciocche e fermagli, corpetti e nastrini, un bambino fa con inusitata veemenza il gesto dell’ombrello.
Fra le risate generali degli astanti e le sculacciate solerti dei genitori, il piccolo Gabriele è diventato il mio eroe.