domenica 8 novembre 2009

L'amore ai tempi dell'atrofia

È un liquido denso e verde quello che riempie il bicchierino di plastica.


- Assaggia, – mi fa – me lo ha portato lei quando è venuta…
- Il colore non promette granché ma il profumo è buono
- È un liquore al pistacchio, dice che è tipico delle sue parti

Brindiamo nei bianchi calici, guardandoci negli occhi. Da un po’ nel suo sguardo c’è una luce strana. Innamorato, si, lo so bene che è innamorato. Ma si è ficcato in una storia dannatamente simile ad un vicolo cieco: lei vive in America e fra poco sposerà un ragazzo che non ama, un ragazzo di quelle parti. E lui, il mio amico? Forse è capitato nel momento sbagliato della vita della persona giusta, non saprei. Certo che è davvero innamorato. E nei suoi occhi c’è quella flebile luce, quel riflesso…

- Non so che fa’, Ben… non so più che dirle
- Dille di non sprecare l’amore, che già ce n’è poco in giro… dille di non partire, che è ovvio che debba restare vicino a te, che una sistemazione per lei la troviamo…
- C’ho provato, c’ho provato… è che lei… paura forse, non se la sente dice…
- Si, questo l’ho capito. Ma il matrimonio è una scelta per la vita.
- Lo so, lo sa anche lei… dice che non dobbiamo rivederci mai più, però poi ha deciso di tornare a stare da me prima di ripartire… ha ammesso che… che… mica lo voleva dì, eh… però alla fine… mi chiedeva di tenere la luce spenta quando… quando… e io invece la tenevo accesa che nemmanco me n’accorgevo, e allora non se n’accorgeva manco lei… però me guarda e me dice de non guardarla così, che non devo fa’ lo stronzo, che non devo guardarla così… e io invece la guardo. La guardo, sì, la guardo e mi sento un cretino, mi sembra di essere il cretino più cretino del mondo. Ma intanto non ne posso fa’ a meno… e le tocco il viso. Anche quello mica voleva… “io non mi faccio toccare il viso da nessuno!” diceva… se se, come no… io manco me ne rendevo conto ma le toccavo il viso in continuazione… e lei non diceva niente…

Non dovrei riportare queste confidenze, forse sto diventando un cattivo bottegaio. Sono confidenze intime fatte ad un amico, probabilmente confidenze uniche: non credo che ne abbia parlato con altri. Si, forse sono davvero un cattivo amico.

- Tu devi stare tranquillo. Di poche cose sono sicuro: tu non la dimenticherai mai ma anche lei non potrà mai scordare come l’hai guardata. Non lo dimenticherà mai il tuo sguardo. Forse, abbracciando l’uomo che non ama, il pensiero del tuo sguardo le farà trovare il coraggio che le manca. Forse. E forse no.

Lo guardo fissare il bicchierino vuoto. Lo guardo in silenzio strizzare gli occhi. Lo guardo lanciare indietro la schiena. Mi fa pena guardare quegli occhi, mi sento come se ascoltassi un fratello minore che vive cose che conosco alla perfezione, cose già viste, ascoltate, vissute.
Forse non dovrei riportare queste confidenze. Però in fondo questa è un’anonima bottega situata nelle più remote periferie del web: non credo che nessuno se ne avrà a male. E allora vi lascio sugli scaffali una cosa.

La luce negli occhi del mio amico.

Non era pena quella che provavo, e in fondo mentivo a me stesso a pensarlo. Era invidia.
L’invidia di quella speranza che alimenta lo sguardo e il cuore, l’invidia verso un cuore che soffre in mezzo a mille altri ormai atrofizzati. La speranza che ho provato anch’io, tanto tempo fa. La speranza che avevo scordato, che in troppi hanno dimenticato. Ainda pochi giorni fa mi ricordava che bisognerebbe essere pronti ad accoglierla la primavera.
E allora, amico mio, non soffrire se lei partirà. Lotta piuttosto per alimentare la speranza.
La stessa che fa girare il mondo.

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