lunedì 8 marzo 2010

Mea culpa

Esagerare. Con la rabbia, con il livore. Esagerare perché si è stanchi, sfiduciati. Dire sciocchezze senza rendersene conto. Arrivare fino ad essere un po’ cattivi, se non feroci in alcune espressioni. Scagliare parole come pietre, aver voglia di mordere o di esplodere. Avere sete di una giustizia che non appartiene a questa terra.
Fermarsi poi. Esausti, con l’anima ansimante, spossati dalla propria stessa rabbia. Stanchi come l’animale ferito che si lascia cadere su un fianco con la lingua di fuori.
E lì, soltanto lì, nel momento in cui il mondo è rivoltato a 90 gradi, accorgersi di quel che non si riusciva a vedere prima. Nel silenzio accorgersi di aver proiettato su di un unico punto tutta la rabbia accumulata nel tempo, a prescindere da chi ne fosse causa. Accorgersi di essersi accaniti su un capro espiatorio perché esso costituiva finalmente un nemico visibile e concreto.
Da uomo a bestia il passo è breve. Da bestia a uomo è più lento e fa più male. Ci si rialza piano, non servono più tutte e quattro le zampe a terra. Ne bastano due per tornare a vedere le cose da un punto di vista più alto. Ci si guarda intorno e ci si accorge delle reali dimensioni delle cose. Se si ha coraggio, si può dirigere lo sguardo verso se stessi. E accorgersi di quanto fango, meschinità e odio ci siamo imbrattati.

È difficile riconoscere e accettare di essersi sporcati.
Difficile come ammettere di essere,
in fondo,
soltanto
un
uomo.

1 commento:

fabilunablu ha detto...

..sorrido, amara, per tutte le volte che è successo in passato di ingoiare rabbia e dolore e poi farli esplodere nello stesso modo... e sorrido, serena, perchè non consento più a nulla di farmi sentire così...
un abbraccio