giovedì 25 gennaio 2007

J'accuse

Sono noioso. E parlo troppo. Troppo e troppo a sproposito. Non riesco a trattenermi dal dire una cosa anche quando non dovrei.
Dunque parlo troppo e male.
È grave: parlare troppo significa ignorare il proprio interlocutore, significa ridurlo ad un orecchio. Significa aggredirlo, dirgli implicitamente: “Ehi, se vuoi dire qualcosa dillo. Ma per riuscirci devi uccidermi.”
Quando ci ripenso mi sento brutto. Ho mancato di rispetto ad una persona. Che magari aveva qualcosa da dirmi. Qualcosa di importante o di prezioso o in grado di arricchirmi.
Invece io con le mie parole torrenziali violento il silenzio, violento l’ascolto, violento me stesso.
Accidenti.
E poi non voglio pontificare, non ho niente da insegnare a nessuno io! Ho un quintale di difetti uno peggio dell’altro… che debbo pontificare?
Illusione assurda di arricchire una persona che invece camperebbe anche meglio senza le mie parole.
Un tempo ero più bravo ad ascoltare. Ascoltavo tutto: le persone, il vento, il telefono. Ascoltavo persino i film. Ora invece vivo ostaggio di questa stupida ansia di comunicare che mi allontana dagli altri e da me stesso.
E che mi fa sentire brutto.

Appunto per il giorno dopo: Ascolto & Silenzio.
Ricostruiamo dall’onestà.

5 commenti:

ainda ha detto...

non fare come me...che per il troppo silenzio mi faccio sommergere dalla vita altrui e assorbo tutto fino a stare male...
che ne dici di una via di mezzo, salutare?
ti abbraccio
p.s. forse è il tredici

Benjamin Brown ha detto...

Perchè pensi che io stia così tanto meglio? mmmhhh bimba...sono tempi cupi. Il problema non è parlare o meno, il problema è che nella mie parole è contenuta la frustrazione dell'incomunicabilità..hai ragione tu alla fine: meglio la via di mezzo. Ma imboccare la via di mezzo significa essere in grado di comunicare. E in questo momento (come puoi vedere) non ne sono in grado...
Ma di ricambiare l'abbraccio, quello si!

Benjamin Brown ha detto...

E poi scusa, ripensandoci...hai mai pensato che il tuo troppo silenzio potrebbe essere figlio di persone-slavina come me?

dori ha detto...

vecchio dibattito, silenzio-parola. sì come sempre la saggezza di ainda centra il problema: ci vorrebbe una via di mezzo.. che poi è sempre la cosa più complicata, nonostante l'apparente semplicità.
comunque no, il troppo silenzio non nasce dalle troppe parole altrui (nè viceversa, non credo che si parli troppo per riempire il vuoto). piuttosto, forse, tutti cerchiamo il nostro modo di comunicare e, magari, le persone che quella comunicazione riescono a recepirla (ad esempio, questa frase che significa? mi sa che non sto comunicando.. eheh)
saluti

Benjamin Brown ha detto...

Grazie x la visita Dori..hai (avete!)ragione sul "costante mezzo". X lo meno da un punto di vista quantitativo. Ma il problema che sto vivendo e l'altro di cui parli, quello qualitativo. Quel bisogno di comunicare qualcosa a qualcuno che la solitudine trasforma quasi in un istinto primordiale, violento e feroce. Il silenzio e l'ascolto di cui parlo servono a riportare luce nella mia mente,perchè possa ritrovare una via serena alla comunicazione.
Perchè sappia cosa comunicare e riconoscere chi è in grado - come dici te - di recepire..oddio,mi sa che mi sono capito da solo..:) Saluti!