sabato 1 marzo 2008

Storie di ordinaria follia

Il prof era sempre stato seduto. A scuola, s’intende. Non era uno di quei prof moderni che chiacchierano con gli studenti o si siedono sopra la cattedra ammiccando. Il prof aveva attraversato venticinque anni di carriera scolastica seduto – o barricato, dipende dai punti di vista – dietro la cattedra. Colonna portante del biennio dei geometri, il prof dietro la cattedra spiegava la geometria e l’algebra seguendo una sequenza che con gli anni aveva assunto i contorni del rito: entrava in classe, attraversava il chiasso dei quindicenni, si sedeva e sbatteva con forza la mano destra sopra la cattedra. Non alzava mai lo sguardo. I ragazzi tacevano per cinque minuti, si sedevano e, come un moto inesorabile e rapido, tornavano a parlare fra di loro. Il prof non li guardava mai. Seguitava a spiegare in mezzo al frastuono, seduto, senza alzare mai lo sguardo. Il suo sguardo era sempre spento. A memoria di bidello il prof non aveva mai sorriso.

Dicono che la moglie fosse scappata con un altro, che la figlia non lo volesse più vedere. Dicono che sniffi e che beva ogni sera. Dicono che vada dallo psicanalista da almeno dieci anni e che abbia un’amante rumena molto più giovane di lui. Dicono che abbia perso un mucchio di quattrini al gioco. Dicono.

Ieri mattina il prof si è seduto, ha battuto la mano, ha atteso che i ragazzi facessero silenzio. Poi è rimasto zitto. Come in attesa. E, inaspettatamente, ha alzato lo sguardo. E sorriso. I ragazzi stavolta sono rimasti in silenzio.

- Il primo che parla lo pesto

Pare abbia detto proprio così. Ma nessuno ci ha creduto. Tanto che Michele ha risposto.

- Come professò?

- Michele vieni qui.

Michele si è avvicinato al prof sorridendo, nell’incredulità della classe. Il prof si è alzato, ha afferrato Michele per il colletto della camicia e quasi sollevandolo da terra ha attraversato tutta la classe, sbattendolo contro il muro. Poi ha sollevato la mano destra e lo schiaffo è stato così forte da spedire Michele direttamente contro il termosifone. A terra Michele ha ricevuto un paio di calci, prima di riuscire a fuggire piangendo.

Il prof invece ha preso il suo soprabito e, stando a quanto ha detto Pina, la bidella, ha presentato le proprie immediate dimissioni al preside.

State cercando la morale, il senso? Non c’è. Perché il fatto è accaduto veramente, questa mattina, a scuola di mio fratello.

3 commenti:

fabilunablu ha detto...

e alla fine la colpa non è sempre di noi donne?!?!?!

... certo che deve essere dura la frustrazione continua per un uomo..un sentirsi inetto.. voler reagire e trovare muri..
quel prof mi fa tenerezza. e tanta tristezza. spero che gli alunni abbiano cmq imparato qualcosa..
un abbraccio dal fondo,
f.

aracK ha detto...

Grande professò!

Benjamin Brown ha detto...

Che disastro... ieri mattina ho ricominciato i giri nelle classi per i cortometraggi e nessuno dei ragazzi ha compreso il mio invito a mettersi per un attimo nei panni del prof.
Purtroppo Fabi gli studenti non hanno imparato altro che violenza, non hanno fatto altro che farsi scudo di un nuovo motivo di vittimismo.
E l'impressione è sempre la solita: il sistema scolastico proprio non funziona...

Barricato dietro una videocamera,
Ben

PS: personaggio fra Pirandello e Svevo però questo prof, non trovate? Speriamo non si perda del tutto...