domenica 17 luglio 2011

Di viaggi e persone. Di sogni e realtà.

In questi giorni ho pensato molto alle partenze, ai viaggi, alle mete. Ma siccome sono un abitudinario, non penso mai a visitare una città o una nazione. Ogni volta che penso ad un luogo immagino di trasferirmi lì per non tornare più indietro, come un eroe da noir. Parigi, New York, le Isole Aran, il Tennessee. Ho abitato moltissimi luoghi immaginari negli anni, e ovunque mi sono innamorato di donne bellissime e nutrito i miei occhi di paesaggi sospesi.
Tuttavia non sono mai partito.
Pensavo a questo stasera mentre osservavo Antonio cucinare nel suo locale. Antonio mi ha raccontato la fase più difficile della sua vita: la truffa subita, i debiti a cui far fronte, il peso di una famiglia da mantenere e da sostenere, le telefonate della guardia di finanza.
Antonio è davvero un buon diavolo. Ha saputo osare. È caduto. Ha saputo non crollare. E oggi può parlare serenamente di un incubo appena svanito. È un uomo che ha fatto esperienza di una rinascita.
Mentre parla cucina insieme a sua moglie e viaggiano all’unisono, senza bisogno neppure di una parola per coordinarsi. Io sono seduto in cucina che li osservo, li ascolto e bevo il mio chinotto.
In quella cucina ho la sensazione di solidarietà, di familiare.
La mia voglia di viaggiare nello spazio si cheta, mentre viaggio alla scoperta degli altri.
Mentre contemplo i mondi straordinari che si nascondono dietro persone ordinarie.

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