lunedì 5 marzo 2007

Giorno di solennità...

Il presidente della regione aveva iniziato bene il suo discorso. Aveva persino citato Beckett prima di abbandonarsi ad un’inconcludente spirale di politichese, come un marito frustrato che si getta fra le gambe di una puttana.
Poi il corteo storico, poi le parole dell’abate che riecheggiano. Cosa? Niente. Riecheggiano e basta. Poi una nuvola d’incenso che mi invade i polmoni e mi fa chiedere sempre: “perché, cazzo? Perché?”
Poi le foto dei fotografi, le parole dei giornalisti e le tonache dei monaci.

Poi la pausa pranzo.

Raggiungo la mia montagna, quella di quando ero ragazzino. Salgo, scivolo, riprendo. Rocce, fango, erba. Il paese piccolo piccolo in fondo alla vallata. Eccomi in un buon punto, alto abbastanza. Mi fermo. Tolgo il cappotto.
Eccomi qui dopo tanti anni: un tipo strano in giacca e cravatta, con il fiatone, in mezzo al fianco di una montagna. Mani in tasca.

Mi siedo su una roccia e respiro. Respiro e ascolto il sole che mi scalda il viso. Chiudo gli occhi e sento il vento, forte, marzolino. Stringo più forte gli occhi e mi faccio pietra. Riesco persino a sentire le grida dei falchi. Che effetto strano questi versi nel cielo mescolati alle risa lontane dei bambini che giocano nel prato più a valle. Che effetto strano pensare che è il 4 marzo del 2007 e non ho niente intorno che me lo faccia credere.

Avete mai provato la sensazione di non avere bisogno di niente? No, non di nient’altro. Proprio di niente. Un giorno, magari, riuscirò a spiegare questa sensazione per la quale, ad oggi, non posseggo ancora linguaggio minimamente efficace.

Vogliate scusarmi.

3 commenti:

fabilunablu ha detto...

le rocce, la montagna, i falchi.. e qui il mare, i gabbiani e un leggero vento di primavera..come può cambiare il panorama di fronte ai nostri occhi ma farci sentire allo stesso modo liberi e pieni di aria.. per un attimo purificati, quasi nudi di fronte all'immenso.. quell'attimo che dura una frazione di secondo in cui esistiamo solo noi, il nostro corpo, e tutto il resto è... altrove.

passeggiando a km di distanza al tuo fianco.
moonlight..

Benjamin Brown ha detto...

Ancora più intensa è la sensazione di non esistere: sentirsi fisicamente roccia o sabbia, erba che cresce o onda che arriva, vento che soffia. Sentirsi tutto ciò è come non sentirsi. Percepire... oh rabbia! Non trovo ancora le parole!

Felice di continuare questa nostra passeggiata che fonde sole e luna, adriatico e appennino, roccia e sabbia...

ti abbraccio,
Ben

fabilunablu ha detto...

a che ti servono altre parole?
shhhhh godi per te quella sensazione.. nel percepire l'assenza di necessità, un non-sentirsi, non v'è bisogno neanche delle parole.Preludio di presenze fisiche.

"silencio." sempre passeggiando, fermandosi ogni tanto sul dirupo.
f.