Jazz
Quando il trombettista di Berghidda tiene la nota,
dopo vortici di sonorità e ritmi spezzati, il pubblico sembra trattenere il respiro.
Passano i secondi: dieci, venti, oltre.
Continua, Fresu, a tenere quella nota che non vuole esaurirsi. La leggerezza con cui suona potrebbe essere la stessa necessaria a tenere in bocca una sigaretta.
E il pubblico sta lì, sospeso, consapevole del fatto che se lo volesse, quella nota Paolo Fresu potrebbe tenerla nella sua tromba tutta la notte.
Poi il suono si sopisce. Lentamente, molto lentamente.
Il sardo dallo sguardo limpido si tende con tutto il corpo per accompagnare la musica verso il silenzio, per consegnarla nelle mani di un applauso che potrebbe anch’esso durare tutta la notte.
Paolo Fresu lo sa.
E sorride.
Un piccolo frammento dell'articolo che sto scrivendo sul concerto romano di martedi... perchè al paese scrivo per un pubblico che non esiste, mentre qui - spero - qualcuno potrà sedersi di fianco a me, al buio, per ascoltare questa tromba che squarcia il silenzio consapevole della sua responsabilità...
PS: Un abbraccio ad Ainda & Brother che mi hanno mostrato una Roma nuova, che non sospettavo. E che mi hanno fatto condividere delle notevoli salsicce! A presto!
3 commenti:
voglio l'articolo!!!
sono stata felice di rivederti, davvero... grazie di tutto!
ps: quando ci si trasferisce nel Pigneto? Ah, certo, dopo il nostro anno parigino!
un abbraccio fortissimo
E lo avrai! La mia prima abbonata! Hai ragione... prima di trasferirci al Pigneto sarà il caso di provare a fondo la vita parigina.. se uno deve fare il barbone molto meglio a parigi, clochard o bohemien fa molto più figo di spiantato... :)
Ricambio l'abbraccio!
mica scemi! Ancora Buona Pasqua...
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