sabato 28 aprile 2007

When I hate everything…


C'è una cosa di me che odio. Oddìo, ci sono molte cose di me che odio. Anche negli altri odio molte cose, ma questa è un'altra storia. Una delle cose che odio di me è il sentirmi corrompere dalle res adversae. Sai quei periodi in cui va tutto un po' storto? Non molto, un po'. Un giorno il lavoro, un giorno un amico, un giorno un nemico. Una giorno la tua famiglia, un giorno quella degli altri. Il lavoro che diventa un'oppressione, il non lavoro che opprime ancora di più.

Ecco, in quei periodi, senza che me ne accorga, l'oscurità comincia a annerirmi l'anima. Mi faccio più schivo, più buio, più brutto. Inizio ad essere meno tollerante e a farmi mille paranoie sulle persone che mi girano intorno. Ignari satelliti di un pianeta in ebollizione.

Più passa il tempo più i nervi si tendono. E più i nervi si tendono più fatico a ritrovare il bello, a riconoscere ciò per cui vale la pena di alzarsi al mattino. Insomma, a salvare tutto ciò che inferno non è, come direbbe Calvino. E questo mi dispiace. Perché con tutto il caos e le amarezze che a volte la vita ci riserva, bisognerebbe avere sempre cura di quella piccola oasi che risiede in noi stessi. Bisognerebbe riuscirci. Ritornare a nutrirla delle piccole cose, delle piccole attenzioni verso sé stessi e verso gli altri che rendono la vita quotidiana un po' meno infernale. Un po' più purgatorio.

Il paradiso? No, quello è un posto riservato a chi può (con)dividere l'esistenza con una metà che sia anche meta.

6 commenti:

ainda ha detto...

"L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abbiamo tutti i giorni, che formiano stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce fatale a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’ inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio"
I. Calvino

ainda ha detto...

... per dirti... facciamolo durare, diamogli spazio...
un abbraccio, buona giornata

fabilunablu ha detto...

sorrido.. rido.. ben.. quanto siamo ipocriti noi a volte, quando siamo arrabbiati con lo "storto" che è intorno. siamo ipocriti perchè a volte non abbiamo il coraggio di ammettere che in fondo abbiamo bisogno di quei cali, di quei nervi tesi come le corde di violino, di quel mandare a fanculo, di quel fare e disfare, di quel buio a macchie.. ci serve (a tratti ci piace pure inconsciamente), far i cinici intolleranti..ci piace urlare.. per poi riconoscere il bello. Dopo. Lo sappiamo che se vedessimo sempre e comunque quelle "belle piccole cose" ci annoieremmo a morte, lo sappiamo che il "peace and love" non dura. E meno male. Come faremmo se no a riconoscer la bellezza se ci fosse solo lei intorno? come faremmo a dire "oggi sono sereno" se non avessimo gli "oggi sono girato di palle" come legge del contrappasso?
L'equilibrio dei piatti della bilancia. in un punto di mezzo.. nell'alternanza degli opposti.
Quando ci manca l'aria, quando sentiamo la pelle che tira, gli occhi che si arrossano e il cielo che si tinge di nero.. beh.. è un altro modo per essere vivi senza esser vegetali. ci costa, ma ci smuove il sangue.
noi siamo esseri corrotti. la purezza non è di questa terra. e se lo è, è noiosa. l'ho sempre detto che l'inferno rispetto al paradiso deve esser molto più divertente.
Le oasi si rigenerano da sole.

queste parole non son musica, sono terreno.

truffatnianamente seduta fissandoti negli occhi.
f.

Benjamin Brown ha detto...

Ainda...ti ho detto già tutto al tel... a breve nuovo post ottimista "a modo mio"...

Fabi sul ritmo hai ragione, non sono così ingenuo da sognare una vita nel mulino bianco! :)
Ma quando ti accorgi imporvvisamente che da mesi leggere un libro o una poesia diventa un impegno gravoso, che le persone intorno producono in te solo livore, che non sei più in grado di scrivere, né di suonare, né di dipingere... quando ti comporti da cinico intollerante superbo e non te ne eri reso conto... quando ti accorgi improvvisamente di comportarti come l'adulto che mai avresti voluto essere.
No, allora non è arrabbiata ipocrisia. E' paura.
Perché tu hai ragione: quando ci manca l'aria... quando gli occhi si arrossano... è un modo per esser vivi. Ok. Ma quando uno annichilisce senza che gli manchi l'aria? Quando i tuoi occhi non si arrossano più?
Finché ti accorgi di non essere in grado di distinguere il bello è ritmo, ok. Ma il giorno in cui non me ne accorgerò più?
Mi ha sempre spaventato il fatto che Kurtz maturi il suo cuore di tenebra senza rendersene conto... è terrificante. L'uomo è in grado di mutare sé stesso, piano piano, giorno dopo giorno, per sopravvivere ad un tipo di quotidianità. L'uomo ha l'orribile capacità di adattarsi. E io non voglio farlo. Voglio restare un disadattato. Voglio continuare a soffrire pur di conservare il ritmo di cui tu parli...
Non dare mai per scontato il ritmo.
Non è immutabile, né indissolubile. E' proprio il ritmo che bisogna preservare, come un dono prezioso.

Fissando i miei occhi di tenebra riflessi nei tuoi di fenice,
Ben

fabilunablu ha detto...

"the light was within a foot of his eyes....Non ho mai visto prima niente che si avvicini al mutamento prodottosi sul suo viso, e spero che non mi tocchi mai di rivederlo.Oh, non ero commosso. Ero affascinato.
Come se si fosse squarciato un velo. Su quel volto d'avorio vidi l'espressione del cupo orgoglio, del potere spietato, del vile terrore - di una intensa e irrimediabile disperazione. Forse che in quel momento supremo di completa conoscenza riviveva la sua vita in ogni particolare del desiderio, della tentazione e della resa? Gridò in un bisbiglio ad una qualche immagine , a una qualche visione gridò due volte un grido che era poco più di un sospiro : "the horror... The horror!"
Mistah Kurtz - lui morto.
J.C.

come fai a non capire che se hai paura di perdere una cosa che è dentro di te, è quella la prova che ce l'hai ancora? non perderai mai realmente il ritmo. non si perde mai ciò che ci appartiene nel profondo.. nel bene e nel male.
e per te l'orrore?
no.. la luce.

se vedi gli occhi di tenebra nei miei vuol dire che i tuoi brillano comunque. ed è arte.
fidati del tempo.

aprendo con Marlowe le ali per dare alle tenebre un po' di colore.
f.

Benjamin Brown ha detto...

Miseria...non riesco a spiegarmi...Non ho paura di aver perso niente.In questo momento.
Ho avuto paura del fatto che questa volta il ritmo abbia scandito dei battiti molto molto più lenti rispetto al passato...

Dici che non perderò mai realmente il ritmo e mi piacerebbe crederci. Ma ne ho vista di gente mutare e farlo deltutto. Pittori, musicisti, professori... e la fidanzata di Kurtz, nella sua casa inglese, ricordava una persona che non esisteva più... Quali sono state le sue ultime parole? Marlowe mentì...

La prof rivoluzionaria, dopo 10 anni a fare un secondo lavoro nel monastero, ha iniziato a parlare esattamente come l'abate che odia tanto. Stesso atteggiamento. E non riesce a rendersene conto. Non riesce neppure a rendersi conto del fatto che passa molto più tempo libero in monastero che non con suo marito... E non se ne accorge più: è ancora convinta di essere una fiera rivoluzionaria anarchica...

Dammi retta: il ritmo, se non lo coltivi, muta nell'adattamento. E potresti non accorgertene... come un lento torpore...

Contento di osservarti lungo il fiume,
Ben