Commiati - Diario di bordo n.4
Ok ok, lo so. Doveva succedere. Ma sì… però faccio sempre fatica a superare gli addii. Forse è per questo che non riesco a viaggiare quanto vorrei. Già. È come quando l’onda che non ti aspetti, lì dove ancora senti i piedi immersi nella sabbia, ti raggiunge il naso o le orecchie. E hai quel senso di fastidio, di smarrimento. Breve ma intenso.
Forse è per questo che non so neanche nuotare.
Ho appena concluso le riprese.
25 ragazzi divisi in 3 terzi di istituti professionali e ragioneria. 45 incontri in 3 mesi. Che significano praticamente incontrarsi un giorno si e uno no. 15 ore di girato. E poi le loro storie. Con che unità di misura si calcolano le vite che si incontrano, che si conoscono, che condividono un unico progetto?
L’altra sera, l’ultimo giorno di riprese con ragioneria, abbiamo lavorato dalle 15 alle 24.15. I ragazzi erano stremati, io avevo persino dimenticato di mangiare. Ma c’è stata una scena che credo veramente fantastica. Per la prima volta mi sono sentito veramente orgoglioso delle capacità dei miei ragazzi. Non più della loro costanza o della loro buona fede, non della loro sensibilità o della loro simpatia.
Orgoglioso della loro recitazione.
Dopo 90 giorni di lavoro l’altro ieri ho assistito a tre giovani uomini che interpretavano. Non più di un quarto d’ora, non più di un attimo. Un’emozione che non conoscevo: quelle parole che gli avevo cucito addosso immaginandoli ora prendevano vita, e il risultato era ancora migliore di quello che avevo immaginato.
Quella sera gli autori delle dediche della settimana scorsa mi hanno regalato questa foto.
Perché forse, in fondo (ma in fondo in fondo in fondo) , mi vogliono un po’ di bene.
Sicuramente non più di quanto gliene abbia voluto (e gliene voglia) io.
Signore e signori, è stata durissima.
Ma sono orgoglioso di aver avuto la possibilità di lavorare con tutti voi.
Ben