Salire, scendere, andare, venire; tanto fa l'uomo che alla fine sparisce. Un tassì lo reca, un metrò lo porta via, la torre non ci bada e il Panteon neppure. Parigi è solo un sogno (...) e tutta questa storia il sogno di un sogno (...), poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota.
Macbeth (atto V scena V)
La vita non è altro che un'ombra in cammino; un povero attore che s'agita e pavoneggia per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato.
Nella metro parigina resto impigliato nelle ciglia blu di una signora. Si muovono al ritmo degli occhi voraci che percorrono le pagine di un catalogo di vini stanco di narrarle le magie delle novelle uve di borgogna.
Come ricordo quella signora, le sue ciglia, le foto rubate da un fotografo (che, ricordiamo, ha rischiato il linciaggio da parte di un gruppo di ragazzini di Ménilmontant...) ah, che bei ricordi!!! Ben, t'embrasse tres fort
2 commenti:
Come ricordo quella signora, le sue ciglia, le foto rubate da un fotografo (che, ricordiamo, ha rischiato il linciaggio da parte di un gruppo di ragazzini di Ménilmontant...) ah, che bei ricordi!!! Ben, t'embrasse tres fort
Eh sì, che bei ricordi... jenecomprenpà! jessuìtalién! Accidenti come s'incazzano i ragazzini parigini... Aindà, t'embrasse...me too!
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