Notturno numero due
In Irlanda c’è una frontiera di roccia dove il vento urla furioso e continuamente si confronta con l’atlantico grigio.
Lei ama la tempesta. Alle volte, mentre sto in cucina, la osservo attraversare il prato e sedersi di fronte all’attesa del tempo. Lei e il temporale si studiano, si osservano. Lei cerca i suoi occhi all’orizzonte e lui si cheta. Il mare si placa un poco. Come i suoi capelli neri, sparsi un po’ ovunque sul viso.
I suoi occhi tornano all’orizzonte, i capelli scarabocchiano l’aria.
Le mani si irrigidiscono, le labbra si contraggono.
Sono certo che potrebbe.
Da un momento all’altro.
In un istante.
Potrebbe, si, potrebbe lanciare il verde dei suoi occhi contro il cielo.
Potrebbe, si, aprire le mani e afferrare l’intero strato di nubi.
Potrebbe fondere la roccia, si, lo so che ne sarebbe capace.
Potrebbe, si, so che potrebbe – se solo lo volesse – spalancare il suo ventre e lasciar esplodere una forza più devastante di tutte quelle nubi, di quei fulmini e di quel mare.
Allora esco.
Le metto lo scialle sulle spalle.
E lei sorride.
Ancora non fuggirà.
3 commenti:
Bentornata malinconia...
Bentornati racconti...
Bentornato a casa Ben!
:)
clap clap clap
finalemente Bimbainda è contenta e si abbandona alle parole del suo raccontastorie preferito
un bacione Ben caro
ainda
Grazie mie care, cercherò di rifornire la bottega come merita!
Con lo strofinaccio in mano,
Ben
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