lunedì 14 luglio 2008

Deja vu

E rimettere le mani sul violoncello e poi sul piano e accorgersi di quanti mesi sono passati senza aver prodotto una nota e ancora imbattersi nella storia d’amore di Amedeo e Jeanne fra le righe di Vinicio e poi ritrovarsi internamente, sinceramente, malinconicamente commossi senza aver versato una lacrima che non fosse apparente…
Di quando lui suonava e lei ascoltava. E lui suonava e lei baciava. E lui suonava e lei osservava le mani di lui fra i tasti dell’altro. Mentre le mani di lei si immergevano nei capelli (pochi) di lui.

Raramente ci accorgiamo di quanto siamo stati fortunati. Una volta una ragazza mi ha voluto bene nonostante sapesse come suono...

3 commenti:

fabilunablu ha detto...

avevi suonato le corde dell'anima. in questo sicuramente puoi essere meglio di Mozart. A lei l'ultima parola.

belli i ricordi.
f.

Benjamin Brown ha detto...

Meno poeticamente sono portato a pensare che l'amore non sia solo cieco. E' pure sordo.

Grazie per le tue parole Fabi,
Ben

PS: dolorosi e tristi come un bouquet rinsecchito i ricordi. Ma come un bouquet rinsecchito fanno humus...

Anonimo ha detto...

...il violoncello mi ricorderà sempre una persona, ed io ero dall'altro lato... io non suonavo. E questo post mi riempe di una tale malinconia... e non mi consola sapere che dopo la separazione non ci sono più mani su quelle corde, delle corde che prendono polvere in una stanza vuota toscana...
stringendoti le mani
bimbainda