giovedì 30 agosto 2007

Battiti al minuto

Colpi di coda estivi portano un riverberò di emozioni. Un anno è passato e mi innamoro ancora di chi non devo. Però dopo un anno esatto è bello riscoprire un cuore ancora in grado di cambiar ritmo nel vedere una nuova lei comparire alla porta.

Come sempre tutto è sbagliato ed è così perfetto.

A riportare ordine nei miei vuoti d’aria sentimentali un incipit scoperto l’altra sera, a casa d’amici.


Quando la parola si farà corpo
e il corpo aprirà la bocca
e pronuncerà la parola che l’ha creato,
abbraccerò questo corpo
e l’adagerò al mio fianco.
Hezi Leskli

giovedì 23 agosto 2007

Vita da dolls maker


(...)
Provate questa lente.
Abissi d'aria.
Ottima! E adesso?
Luce, soltanto luce che trasforma il mondo in un giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così.

E. L. Masters
Dippold, l'ottico
Dall'Antologia di Spoon River

martedì 21 agosto 2007

Credo sia terapeutico...

lunedì 20 agosto 2007

Pure io, pure io!!




Beh, qualcuno doveva ricambiare...

Er mercante de arte

Mostre d’arte (o presunte tali) saturano di colori le sale del castello.
- Buongiorno, vorrei acquistare un dipinto
- Benissimo, l’accompagno. Purtroppo per ora non c’è il pittore ma posso darle io qualche informazione. Altrimenti nell’attesa può visitare le altre mostre… ce ne sono quattro in questi giorni…
- Si si, nun se preoccupi… le mostre giàll’ho viste. E poi nun me interesseno, volevo comprà quarche quadro de questi perchéll’ha fatti un frate, ve’? m’hanno detto che i soldi vanno in beneficienza… allora semo venuti co’ mi moje… a fa' un po' de beneficienza!
Ride grasso.
- Ho capito. Avete già scelto?
- Si, uno si. Quanto viene?
- 450
- Aspetta amò, me piace pure questo…
- Ecco che comincia… e vabbé dai, li prendemo tutt’e due… quanto viene quello?
- “Trionfo mattutino”? 300
- E daje va… accettate assegni?
- Francamente non lo so, dovrebbe aspettare che arrivi la signorina…
- No perchéssennò c’avevo le carte…
Mi srotola davanti un malloppo di carte di credito con tutti i colori dell’iride.
- Eh no, per quelle proprio non siamo attrezzati
Ride in modo grasso. Somiglia al fratello malvagio di Jacovitti. Poi mi mette in mano settecentocinquanta euro cash.
- A me me piace l’arte. C’ho n’amico pittore che je compro sempre i quadri. Questo c’ha 93 anni, io 76. Je dico sempre che spero che se more prima de me così me rivendo i quadri sua ar doppio der prezzo…
- Immagino quanto il suo amico sia contento di vederla…
Ride grasso.
- Avoja, co’ tutti i sòrdi che je lascio… d’altra parte so’ tempi duri pe’ tutti. Io so’ ‘ngegnere sa? C’ho n’impresa de costruzioni e de restauri. Beh, lo sa che ho dovuto fa’ a giugno?
- Cosa?
- Licenzià tutti. Tutti i miei dipendenti.
- …
- Che vòle che je dica… oggi semo tutti sicuri de lavorà ma domani mica lo so simme conviene de tené tutta stà ggente… mo’ ecco. Me so’ comprato ‘na casetta qua ‘n montagna e so’ venuto in villeggiatura co’ mi moje. Solo che in vacanza nun ce so stà più de tre giorni... Doppo me rompo li cojoni. Allora lo sa che ho fatto? Me so annato a comprà ‘na carcolatrice e mo’ passo le giornate a rifamme i conti dell’azienda…
- Ecco, così non s’annoia. Beh, io la saluto, appena arriva la signorina gliela mando. Arrivederci.

Appoggio i soldi sul tavolino e lo lascio con una gran voglia di lavarmi le mani.

domenica 19 agosto 2007

Cent'anni di solitudine

Alla fine del tour del castello sento con la coda dell’orecchio una parola che cattura la mia attenzione. Mantengo la concentrazione il tempo necessario a chiedere la mancia e guido il gruppetto di turisti verso l’uscita. Nel mentre faccio una cosa che non mi era mai capitato di fare: raggiungo una turista, la fonte della parola che mi aveva colpito. È una signora anziana e lunga, con molte rughe che celano uno sguardo inusuale, fra l’austero e il malinconico. Quando incrocio quello sguardo comprendo di aver sentito bene.
- Scusi signora…
- Dica
Risponde gentilmente.
- Potrei sapere da dove viene?
- Oh beh. Sono originaria della toscana ma vivo a Roma da tanto. Poi quest’anno con mio marito abbiamo comprato un appartamento qui vicino… per il soggiorno, sa…
- Scusi se insisto. Potrei sapere di preciso da quale parte della toscana viene?
- Sono di Lucca
Lo sapevo! Quella pronuncia scolorita dal tempo, quello sguardo. Ne ero certo.
- Anche io signora vengo da Lucca
- Ma davvero? Non mi dica! Sergio, Sergio caro… abbiamo avuto una guida di Lucca!
- Veramente? Oh bella! E come mai vive qui?
La mia storia oriunda di tosco-romano ve la risparmio. È breve ma noiosa. In compenso credo che i signori si siano un po’ affezionati alla loro guida.
- Ma pensa di tornare a Lucca in futuro, a vivere intendo?
- Beh, signora, lo spero ma francamente non credo. Lucca non offre grandi sbocchi professionali a seguito di una laurea…
- Si, in effetti ha ragione…
Lo dice lui, il marito, mentre osserva pensieroso il pavimento. Poi si dirige verso il cestino nel quale deposita l’offerta più cospicua che abbia mai incassato. Mi saluta sorridendo. La signora si ferma un attimo in più. Mi stringe forte la mano, dicendosi contenta di avermi conosciuto.
- Signora, il piacere è stato reciproco. Buon viaggio se tornate su...
- Ci mancherebbe! Mica possiamo perderci la processione di Santa Croce!
- Giusto… io purtroppo non riuscirò a salire per quel periodo. Ma lo spirito è lì!
- Tanti auguri… le auguro di tornare a Lucca prima o poi. Da trionfatore.

Dice proprio così la signora, davvero. “Da trionfatore”. Come se stesse parlando a un eroe di Puccini.

Da ieri pomeriggio sono tornato fra le braccia di Tori Amos e della mia città. Perché le radici sono un sentimento strano, irrazionale, spesso insensato. Carico della malinconia originaria, quella virata in seppia da un fotografo ruffiano.
Mi manca la mia Lucca. I miei tetti rossi e la mia bicicletta da corsa verde del 1947. Mi manca la spuma alla spina e le c aspirate. Le mura e le pietre. E mi manca la mi’ nonna. Che un po’ somigliava a quella signora, solo che era più acida e bisbetica. E fumava come una ciminiera. E passava le giornate intere seduta su una sedia della cucina a guardare negli occhi la morte. Con Forum perennemente incastonato nella tv. Fumando.
Ma come voleva bene a me, la mi' nonna non ne voleva a nessun altro. E un pomeriggio di luglio di molti anni fa, dopo ore ed ore spese a raccontarmi i cent’anni di solitudine della nostra famiglia, prese a recitare a memoria Il gelsomino notturno. Improvvisamente.
Anche se non riuscivo a crederci, mia nonna piangeva.
Giuro.

Passa il lume su per la scala
lacrima
brilla al primo piano;
lacrima
s’è spento…
lacrima.

Stanotte dedico a tutte voi un pensiero virato in seppia, da fotografo ruffiano.

lunedì 13 agosto 2007

Impressioni di agosto

Impressioni di uno che mostra.
Impressione numero 1: esporre le proprie immagini al proprio paese è estremamente stupido. Nessun amico avrà mai il coraggio di dirmi se gli fanno schifo o se non gli piacciono. Seppure a qualcuno non son piaciute al limite è rimasto in silenzio senza proferire parola. Uffa.
Impressione numero 2: mi sento una gran puttana. Ho accettato di fare l’amore con la fotografia nei modi dettati da chi mi ha offerto un compenso in danaro. Questo – se non si sta parlando di fotografia industriale – si chiama prostituzione. E il prezzo delle marchette si paga…
Impressione numero 3: curiosamente non c’è una foto che statisticamente sia piaciuta più delle altre. Tredici pareri diversi hanno prodotto tredici preferenze diverse. Che vuol dire? Non lo so, ma qualcosa vorrà pur dire…
Impressione numero 4: la gente di fotografia non capisce proprio un cazzo. Ogni tanto vorrei prendere a male parole quelli che entrano ed escono in meno di un minuto. Se avessero la pazienza di osservare un’immagine almeno per venti secondi forse sarebbero anche in grado di dirmi il motivo per cui non gli piace. E io crescerei. Così non serve né a me ne a loro.
Impressione numero 5: il libro delle firme è una gran figata! Ogni giorno vado a leggere se c’è qualche nome nuovo e se sono fortunato ci trovo pure una mezza dedica. Fino adesso le dediche sono due: una mi fa i complimenti per il cognome. Si, una ragazza lo ha trovato fantastico e lo vorrebbe. Se fosse carina se ne potrebbe parlare ma non lo sapremo mai. L’altra è di un turista catalano che mi ha scritto in catalano qualcosa che neppure i miei traduttori spagnoli sono stati in grado di tradurre. Che palle. Magari era la risposta ad un dilemma esistenziale… Ah! No, oggi c’era la terza! Un ottimista ha scritto “Se Dio lo vorrà tornerò!” (Io l’ho preso come un anatema…)
Impressione numero 6: sto alla fotografia come Scialpi alla musica italiana. Ma come buongusto musicale lasciatemi perdere: l’altro giorno una turista spagnola (pure lei, si, un’invasione) è uscita dalla mostra e, saputo che ne ero l’autore, è venuta estatica da me per complimentarsi… della musica, appunto. Mio buon Cohen, tu solo mi capisci…
Impressione numero 7: i complimenti mi imbarazzano un casino. Non so mai cosa rispondere ad una distinta vecchietta di settanta anni che viene a farmi i complimenti facendomi presente che è una grande amica di mio padre. Non riesco mai a capire se i complimenti sono relativi al fatto che sono figlio di mio padre… Non è che potrei mandare affanculo qualcuno ogni tanto?
Impressione numero 8: a qualcuno spiego il perché delle foto, cosa vogliono rappresentare, e mi sento sempre rispondere che dovrei scriverlo. Spiegarlo a tutti. Perché la spiegazione è bella. Questo è un bel sassolino sul piatto del fallimento: spiegare le foto? Fare la guida turistica alle mie foto? Lo dicevo io che la comunicazione non era molto efficace… stupida fotografia concettuale…
Impressione numero 9: il faro alogeno per terra non è una grande idea. La quantità di calci che rimedia non mi lascia ben sperare sul suo futuro.

La mostra è una delle cose più buffe che abbia mai fatto.

lunedì 6 agosto 2007

The baffled king...


La mostra sui monasteri non la volevo proprio fare. Mi ripetevo in continuazione che non avrei dovuto accettare, che il paese è già troppo bigotto, che ci sono già troppi dipinti, che.

Allora perché l’hai fatto, Ben?

Per tre motivi. Il primo è perché amo la fotografia da quando avevo dodici anni. È l’unico linguaggio che non mi sia stato imposto in alcuna maniera, semplicemente mi ha scelto. Il secondo motivo è che non so dire di no, e questo è noto. Il terzo motivo è che non so dire no alle sfide.

-Ben, preparami una mostra fotografica sui monasteri. Voglio scatti originali.

Originali? Monasteri che da mille anni vengono riprodotti in ogni salsa? Originali?
Bene. Farò degli scatti originali.

Dei 500 scatti effettuati in sette mesi ne ho selezionati 13. Solo tredici immagini che vorrebbero essere un percorso intimo e critico nei confronti di una fede che ha perso la sua chiesa.
O viceversa di una chiesa che ha perso la fede delle origini, quella pura, quella sincera.

Motivo per cui nella colonna sonora che ho mixato si accavallano le note di De André (Laudate hominem) e Mozart (Dies irae), di Cohen e di Gabriel. Fino alla originaria purezza di Jeff Buckley.

All’ingresso troverete questa citazione di Leonard Cohen che riassume il mio lavoro (e la mia forte perplessità sulla sua qualità!):

I did my best, it wasn't much
I couldn't feel, so I tried to touch
I've told the truth, I didn't come to fool you
And even though
It all went wrong
I'll stand before the Lord of Song
With nothing on my tongue but Hallelujah.


And even thought it all went wrong,
I want to send you a great embrace.

Benjamin


PS: non sono molto convinto del risultato, anzi. Non credo che la mia comunicazione sia così efficace.

Per questo vi mostro una foto che non ho esposto.

Un mio autoritratto.

Ma semplice.

Puro.

Io.