Piccoli ulivi scarabocchiati sul prato verde, mentre un freddo profumato di dicembre sospende il tempo.
Una coccinella si ferma vicino alle sue mani così poco contadine.
- Ma guarda… ho compagnia. E pure fortunata!
- Fortunata… per te sicuramente… per me un po’ meno. E vedi di stare attento con quelle zampe, ragazzo!
- Tranquilla, tranquilla… non ti schiaccerò
- Ma sentilo! Casomai sarò io che non mi farò schiacciare…
- Che caratterino! Ma lo sai che se sei tanto bella quanto acida?
- Che fai, ci provi? Guarda che sono una coccinella seria, io.
- Stai calma, non avevo cattive intenzioni! Sarai pure bella ma… non direi proprio il mio tipo…
- Ah, se è per questo neanche tu il mio… e comunque smettila con questa storia della bellezza che mi hai scassato le ali.
- Ma che ti lamenti? Ti osservavo prima passeggiare fra le foglie… così sicura di te, del tuo rosso, così fiera…
- Sei uno scemo ragazzo
- Perché?
- Ti sembro bella? Una specie di goffa sfera spezzata che ha quasi rinunciato al volo ti sembra bella?
- Francamente… a me si!
- Sei un caso clinico
- Io proprio non ti capisco
- Figurati! Conosci la nostra storia?
- No
- Ti spiego. Secoli e secoli fa noi coccinelle eravamo molto diverse: sottili come chicchi di riso e accese di un rosso così luminoso da farci sembrare fatte di luce. Volavamo sempre, in continuazione…
- E poi?
- Calma… accidenti, sei ignorante e impaziente… e poi… sai quanto è facile per i passeri bastardi riconoscere il nostro colore? Beh, col tempo venivamo decimate sempre più da predatori grandi e piccoli. Le sopravvissute iniziarono un lento mutamento che le portò ad assumere la forma sgraziata che abbiamo oggi. E tu mi parli di bellezza…
- Ma scusa… non capisco…
- Non mi stupisce…
- Perché invece di veder modificato il vostro corpo non è cambiato il vostro colore?
- Perché siamo coccinelle. Poche e goffe ma coccinelle, perdiana!
- Accidenti che orgoglio! Ci credo che siete così rosse! Però non avete risolto il problema degli uccelli in questo modo…
- Già, i passeri bastardi. È vero. Ma sai perché adesso stavo andando sulla cima dell’ulivo prima che tu mi rompessi gli attributi che non ho? Perché ogni giorno una di noi sale su un albero e con il proprio colore grida al mondo che il popolo delle coccinelle è vivo. E che non soccomberà ai passeri!
- Secondo me te sei tutta fuori di zucca… fossi in voi, con la sfiga che avete avuto con questa evoluzione, mi rintanerei fra l’erba fino a diventare verde! In barba ai predatori!
- Non hai una femmina, vero?
- Una ragazza intendi? No, in questo momento no.
- Non avevo dubbi. Chi vuoi che ti si prenda con quel capoccione vuoto che ti ciondola fra le spalle… ricorda una cosa ragazzo: il destino, la nostra essenza o la nostra storia, bella o brutta, dolorosa o leggera che sia, rappresenta ciò che siamo. E spesso non è neppure frutto delle nostre azioni o della nostra volontà. Guarda me: io mica ho scelto di avere questo colore. Fossi nata cimice puzzerei, fossi nata formica sgobberei tutto il giorno. Fossi nata scarafaggio giocherei con le casalinghe. Invece sono una coccinella e affronto come meglio posso le difficoltà che il mio colore comporta.
- Senza rimedio?
- Senza rimpianti. Per il mio rosso non c’è rimedio. Per il fatto di non riuscire ad arrivare in cima all’ulivo a incoraggiare il mio popolo avrei molti rimpianti.
La mano poco contadina si apre dinanzi a lei.
- Sali
- Non facciamo scherzi, eh?
- Smetti di rompere e sali
- Hai la pelle morbida ragazzo… che fai? Studente?
- Si, universitario. Se dici una sola parola in proposito prendo e ti lancio contro il primo tronco che trovo…
- Ma che permaloso… guarda che lo hai scelto tu, mica sei nato con l’università dipinta sulla schiena!
- Toh, scendi. Sei in gamba coccinella… ma la prossima volta che ti incontro giuro che chiamo il passero più infame che conosco
- La verità fa male, eh? Bene… grazie per il passaggio ragazzo. E buona fortuna.
- A te…
Il sole lascia l’uliveto con qualche rimpianto. Aveva voglia di vedere se la coccinella fosse riuscita a portare a termine la sua missione.
Ma è nato sole e perciò a dicembre deve andare a letto presto.
Pazienza, glielo racconterà la luna.